Questa domenica sono rimasto nei dintorni e approfittando dell’apertura del castello mi sono diretto a Monastero Bormida. Come suggerisce il nome il paese è nato proprio così, con la fondazione di un monastero. Intorno al 1050 i monaci benedettini, chiamati dai marchesi Aleramici per dissodare e seminare le terre devastate dalle incursioni dei Saraceni, edificarono la torre campanaria, il monastero e un ponte, tutti elementi che si sono preservati sino a noi. Nel XIV secolo i benedettini abbandonano il paese e da allora si succedettero le famiglie nobili dei Del Carretto e dei Della Rovere. Nel XIX il feudo passò ai Polleri di Genova che lo vendettero infine al comune. E’ durante il 1300 che il monastero viene pesantemente modificato fino ad assumere le sembianze di un castello, cancellando quasi totalmente le sue vecchie origini.
Il castello si presenta a pianta quadrata con due massicce torri quadrate, una semicircolare e una torre campanaria alta 27m collegata al corpo principale tramite un ponte aereo ad arco. Si notano nelle torri i resti delle merlature probabilmente a stile guelfo e il vasto numero di porte e finestre murate ci indica le numerose modiche effettuate sul maniero nei secoli. Sul retro troviamo un loggiato del ‘500 mentre è del ‘600 la facciata principale. All’entrata si accede tramite una caratteristica alzata a ponte, su cui una volta era probabilmente installato un ponte levatoio, e poi superare la porta d’ingresso dell’ antica cinta muraria.
All’interno del cortile, in cui è presente un pozzo e una meridiana, una scalinata settecentesca ci porta nei locali interni, oggi uffici comunali e sede della croce rossa di Monastero. In cima alla scalinata si trova inoltre una piccola porta murata, antica porta di servizio del monastero benedettino. I locali all’interno sono stati tutti pesantemente modificati per diventare uffici ma si sono salvati gli affreschi in numerose stanze mentre i pavimenti sono tutti in stile genovese, fatti fare dalla famiglia Polleri nel XIX. Nel sotterraneo troviamo alcune tracce architettoniche risalenti al monastero, un incisione datata 1616 e una macina.
La visita termina ammirando il ponte romanico a schiena d’asino composto da cinque arcate disuguali in pietra, sopravvissuto alle piene impetuose del Bormida durante i secoli.
Sulla via del ritorno faccio tappa a Cassinasco per ammirare la sua torre.
La torre si presume sia stata eretta in epoca bizantina – longobarda, come altre presenti nella zona, ha pianta quadrata con una struttura molto massiccia e alta. Esistevano anche altre strutture a corredo della torre, andate distrutte nel 1615 durante la guerra di successione del Monferrato.
Nel 1615 infatti, il castello fu distrutto dalle truppe sabaude e il villaggio di Cassinasco saccheggiato e bruciato.
La torre si presume sia stata eretta in epoca bizantina – longobarda, come altre presenti nella zona, ha pianta quadrata con una struttura molto massiccia e alta. Esistevano anche altre strutture a corredo della torre, andate distrutte nel 1615 durante la guerra di successione del Monferrato.
Nel 1615 infatti, il castello fu distrutto dalle truppe sabaude e il villaggio di Cassinasco saccheggiato e bruciato.
Sono visibili tutti i maltrattamenti ricevuti in guerra, un grande squarcio sul lato d’ingresso e le tracce delle strutture del castello. Al suo interno, una scala a chiocciola in ferro ci porta sino alla coma dove si può ammirare un ottimo panorama su Canelli e dintorni.
E anche per oggi è tutto!
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